Nel famoso passo tratto da “I Promessi Sposi” la situazione descritta dall’autore si svolge in carrozza. Fermiamoci qui.
Georges Ivanovič Gurdjieff fu un filosofo, uno scrittore, uno studioso della spiritualità e un musicista di origine greco-armena. Visse tra il 1877 e il 1949, dividendosi tra la Turchia e la Francia.
Dei tanti contributi che lasciò all’umanità attraverso i suoi scritti, i suoi studi e le sue opere, c’è la famosa metafora della carrozza. Egli crea un parallelismo tra gli esseri umani e una carrozza.
Sostiene che il nostro corpo, cioè il nostro benessere fisico è importante quanto la perfetta manutenzione della carrozza; è molto difficile e pericoloso tentare qualsiasi attività, iniziare progetti, buttarsi a capofitto in un’impresa se e quando le nostre condizioni fisiche non ce lo permettono. Non è per nulla sicuro mettersi in viaggio usando una carrozza sgangherata.
La carrozza da sola, però, è poco utile, se non per fare bella mostra di sé. Affinché una carrozza possa apportare veramente del valore, è necessario che sia guidata in modo da trasportare i passeggeri da un posto ad un altro.
Ecco quindi che è necessario che qualcuno governi la carrozza: il cocchiere, che altri non è che il cervello. È attraverso i nostri pensieri, le nostre idee, la nostra capacità di organizzare, pianificare e decidere che guidiamo le nostre azioni verso il raggiungimento delle nostre mete.
Ma, il buon Pedro manzoniano dove avrebbe potuto portare il Gran Cancelliere se alla carrozza non fossero stati attaccati dei cavalli?
Ecco quindi, sostiene Gurdjieff, che il solo pensiero non è sufficiente. Sono indispensabili le emozioni, i nostri cavalli. È attraverso le emozioni che tutti noi troviamo le energie e la spinta vitale a muoverci. Il solo pensiero astratto, come capita quando ci perdiamo a teorizzare, a sognare, a immaginare, a desiderare, a supporre, e così via, non si concretizza in un’azione finalizzata fino a quando non viene trainato da un’emozione.
Ma l’elemento più importante della metafora è proprio il passeggero. Chi fornisce al cocchiere le indicazioni su dove e come muoversi in mezzo alla folla turbolenta? Il Gran Cancelliere, colui a favore del quale la carrozza si sta muovendo. Il passeggero è la nostra anima, il nostro cuore; ciò che nel profondo noi vogliamo raggiungere.
Se guidiamo la nostra carrozza soltanto sulla base dei pensieri e delle emozioni, il rischio è di arrivare dove non ci interessa arrivare, o di farlo “senza giudizio”, muovendoci in modo scomposto, rischiando di far male a noi stessi e a chi è intorno a noi.
Ecco perché non ci può essere una sola velocità nel percorrere il sentiero della nostra vita.